Spoleto si trova all’estremità meridionale della Valle Umbra, una vasta pianura alluvionale generata in epoca preistorica dalla presenza di un vasto lago, il lacus Umber, prosciugato definitivamente nel Medioevo, dopo il suo impaludamento, con delle opere di bonifica.

La città si è sviluppata sul colle Sant’Elia, un basso promontorio collinare alle falde del Monteluco, nei pressi del fiume Clitunno e più in basso fino alle rive del torrente Tessino; ad est è contornata dai monti che delimitano la Valnerina.

Spoleto è centro abitato fin dalla preistoria. Le prime testimonianze di insediamenti

[senza fonte] risalgono almeno all’età del bronzo finale (XII-XI secolo a.C.): i reperti di maggiore interesse sono venuti alla luce alla sommità e sui pendii del colle Sant’Elia, dove molti secoli più tardi sorgerà la Rocca albornoziana.

Durante l’età del ferro Spoleto fu uno dei maggiori centri umbri, in posizione dominante sulla valle umbra. Rimangono numerose sepolture ad inumazione con ricchi corredi databili all’VIII-VI secolo a.C. trovate soprattutto nella necropoli di Piazza d’Armi. Eccezionali sono i ritrovamenti di 4 scettri, di cui due raffiguranti animali e divinità, nella tomba principesca detta “del re”, oltre a numeroso vasellame in ceramica d’impasto decorato con elementi fittili zoomorfi (cavalli, uccelli ed animali fantastici) e due sonagli cerimoniali in lamina bronzea e in ferro. Si colgono chiari elementi del potere aristocratico e reale già per diritto di nascita, come dimostrano le tombe neonatali dei “piccoli principi” che contengono armi (dischi-corazza, lance, pugnali) e simboli di status sociale (kantharos bronzeo, fiaschetta d’impasto)[2].

Rimangono inoltre resti delle mura poligonali del V-IV secolo a.C., dette mura ciclopiche, costituite da enormi massi di pietra calcarea in forma poligonale.

Un importante documento lapideo arrivato ai giorni nostri è la Lex spoletina, conservato al Museo archeologico nazionale di Spoleto.

Divenne colonia romana nel 241 a.C. con il nome di Spoletium e si mantenne sempre fedele a Roma, in special modo durante le guerre puniche, non soltanto respingendo Annibale dopo la sua vittoria al Trasimeno (217 a.C.)[3], ma soprattutto nel periodo critico successivo a quel lungo conflitto.

Nel 43 a.C. vi sostò Ottaviano, prima della battaglia di Modena, officiando un sacrificio rituale presso uno dei templi della città.